domenica 4 dicembre 2011

MESSICO. TERRITORIO E CEMENTIFICAZIONE. GIOANETTO F., Messico, cemento fra mare e deserto, IL MANIFESTO, 29 novembre 2011

Il turismo depredatore, della cementificazione costiera e dei grandi tour operator ha avuto il primo scacco proprio nella nuova mecca del turismo green messicano. Una missione di esperti internazionali dell'Unesco, della convenzione Ramsar (per la protezione delle zone umide) e dell'Iucn visiteranno la prossima settimana il parco nazionale di Cabo Pulmo, paradiso naturalistico del nordest messicano, stretto fra gli ecosistemi desertici e il mare del Golfo di Cortes - e minacciato da un megaprogetto di speculazione edilizia. Qui infatti l'impresa spagnola Hansa Baja Investments vorrebbe costruire un centro turistico esteso su circa 3.800 ettari, con almeno 27.000 alloggi in hotel, un porto privato per 500 yacht, due campi di golf e una impresa per desalinizzare l'acqua marina.



Attraverso la società prestanome Caja de Ahorros del Mediterraneo, la transnazionale turistica già conosciuta per la lotizzazione costiera e la distruzione ambientale in Spagna, Marocco, Repubblica Dominicana e Tunisia, sta tentando dal 2008 di sviluppare questo progetto, che promuove parlando di «costruzioni ecologiche in armonia con gli ambienti desertici». E questo in un territorio che l'oceanografo francese Jacques Cousteau aveva descritto «l'acquario del mondo»: le barriere coralline del Cabo Pulmo sono uniche in tutta la costa del Pacifico orientale, con endemismi caratteristici che hanno fatto sì che quest'area fosse dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 2005 e zona protetta con alta priorità dalla convenzione per le zone umide nel 2008. Settemila ettari di terre desertiche abitati da almeno venti specie di rettili (caratteristiche la vipera di cascabel, il boa del deserto e l'iguana dalla coda spinosa); settanta chilometri quadrati con le ultime barriere coralline vive sopravvissute in tutta l'America del Nord. Acque tiepide che albergano 226 specie di pesci, 154 fra molluschi e invertebrati corallini (fra cui specie di madreperla, coni e conchiglie ragno), 16 specie di coralli hermatipici, con almeno cinque specie di tartarughe, sei di delfini e tre specie di balena che frequentano, pescano o si riproducono nel parco in inverno. Questo parco naturale è conosciuto fra i biologi marini e gli esperti conservazionisti come uno dei più prolifici al mondo, perché grazie alle politiche conservazioniste e all'appoggio delle comunità locali - almeno secondo lo studio compiuto dall'Università di California a San Diego - in un decennio le popolazioni marine protette sono cresciute del 460%. Così come le popolazioni di predatori - squali tigre, toro e punta negra - cacciati per carne e pelle, prima che i pescatori abbandonassero l'attività per dedicarsi all'ecoturismo.
Un'amplia coalizione di organizzazioni non governative, gruppi ambientalisti, piccoli tour operator locali, ricercatori e biologi marini e semplici cittadini si oppone al progetto della multinazionale del turismo e ha già presentato quattro denunce giudiziarie per frenare questo progettato scempio ambientale. Si oppongono anche gli imprenditori locali e regionali che si dedicano alla promozione del kayak, delle escursioni subacquee, fotografia sottomarina, e vedono le loro attività economiche minacciate. L'opposizione è così ampia che, anche sotto la pressione mediatica, il governo statale dichiara che non interverrà nelle decisioni e il ministero federale dell'ambiente si vanta di aver bloccato il progetto. Resta il fatto che durante questa amministrazione federale nelle zone adiacenti al parco e nell'area del Parco di Cortes sono stati già autorizzati 45 progetti immobiliari analoghi, oltre alla miniera La Concordia/Paradones Amarillo, i cui scarichi stanno già intaccando le falde acquifere potabili della popolazione di Cabo Pulmo.

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