domenica 26 febbraio 2012

MESSICO. Il colosso BP va alla sbarra. Dopo due anni parte il procedimento sulla marea nera che ha avvelenato il Golfo del Messico , LA REPUBBLICA, 26 febbraio 2012

NEW YORK - Due anni fa il pauroso incidente della Deepwater Horizon - piattaforma semisommergibile di perforazione della Transocean, società sotto contratto con la compagnia inglese British Petroleum - nel Golfo del Messico, causò la la morte di 11 persone e un immane disastro ambientale. Era il 20 aprile del 2010 e la fuoriuscita di petrolio venne fermata solo dopo 86 giorni: in mare finirono tra i tre e i cinque milioni di barili di greggio: a quasi due anni dalla marea nera che ha avvelenato il Golfo, si apre domani in un tribunale di New Orleans il processo alla Bp, il colosso inglese del settore energetico su cui incombe l'ipotesi di un risarcimento da record nella storia dei disastri ambientali.


Una battaglia a colpi di miliardi di dollari con in prima linea uno squadrone di avvocati, autorità pubbliche e dirigenti Bp che si contendono la cifra per il saldo finale che dovrebbe chiudere il capitolo di quello che il presidente americano Barack Obama ha definito "il peggiore disastro ambientale a cui il Paese abbia mai dovuto far fronte". Secondo gli esperti finanziari, il risarcimento a carico della Bp potrebbe oscillare tra i 15 e i 30 miliardi di dollari.

La società ha due opzioni al momento: valutare un megarisarcimento oppure affidarsi ad un giudice federale che tenga in considerazione le deposizioni invece del parere di una giuria. Se il giudice optasse per la colpa grave a carico della Bp, per il colosso inglese si aprirebbe lo scenario disastroso del pagamento di un risarcimento da 52 miliardi di dollari
tra multe e indennizzi.
"Qualunque sia la decisione - ha commentato Eric Schaeffer, direttore dell'Environmental Integrity Project di Wasshington - il caso della marea nera passerà alla storia come il disastro ambientale più costoso di sempre, superando di gran lunga quello causato della Exxon Valdez nel 1989, quando una petroliera dell'ExxonMobil si incagliò nel golfo di Alaska disperdendo in mare oltre 40 milioni di litri di petrolio".

All'epoca l'ExxonMobil versò al governo americano un miliardo di dollari in risarcimento. Secondo il Clean Water Act, la legge federale contro l'inquinamento delle acque, l'inquinante deve pagare un minimo di 1.100 dollari per ogni barile versato, e la cifra quadruplica per le compagnie ritenute colpevoli di colpa grave. Secondo la legge, la Bp sarebbe quindi debitrice dai 5 ai 21 miliardi di dollari, ma il nocciolo della questione è stabilire se la Bp possa essere accusata di colpa grave. Inoltre, secondo l'Oil Pollution Act, che previene gli sversamenti di petrolio in mare, le compagnie sono obbligate a ripulire ciò che hanno sporcato. In tal caso, la Bp dovrebbe pagare 31 miliardi di dollari, o 148 dollari a barile, per ripagare il danno all'ecosistema. La Bp può contestare tale cifra affermando che ha già sborsato miliardi per la pulizia delle acque, oltre al pagamento di un miliardo di dollari per il ripristino dell'ecosistema. Inoltre può giocarsi la carta di provare che non si può calcolare l'entità esatta del danno, perchè in passato ci sono state altre perdite di petrolio.

Resta tuttavia aperta anche la questione degli oltre 110 mila abitanti della zona e delle attività commerciali che ancora non hanno raggiunto un accordo con la Bp e che hanno tempo fino al 20 aprile 2013 per reclamare la loro fetta. La Bp si è impegnata per ora a pagare 20 miliardi di dollari di danni e ad oggi sono stati spesi sette miliardi.
(26 febbraio 2012)

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