lunedì 18 giugno 2018

TERREMOTI E CORRUZIONE. P. G. BRERA, Terremoto Marche, contributi casa intascati senza averne diritto: 120 indagati, LA REPUBBLICA, 18 giugno 2018

I sindaci del cratere lo hanno ripetuto sino allo sfinimento: "Non fate i furbi, guardate che è una truffa". Ma le mani nella marmellata dei contributi di autonoma sistemazione, con la speranza successiva di ottenere - senza averne alcun diritto - una "casetta" in attesa della ricostruzione dei borghi sventrati dal terremoto, ce l'hanno messa in molti, e ora è arrivata la resa dei conti: la procura di Macerata ha denunciato le prime 120 persone ritenute colpevoli di aver percepito pià di mezzo milione di euro di soldi pubblici non dovuti.



L'indagine, coordinata dal procuratore di Macerata Giovanni Giorgio, scava nel burro delle centinaia di domande visibilmente anomale presentate dai "quasi terremotati": persone che hanno un legame forte con le terre devastate dal sisma, ma che non vi risiedevano e non vi vivevano. Una terra di mezzo in cui qualcuno, nel popolo delle seconde case lesionate dal terremoto, ha scelto di salire sopra l'asticella posta dallo Stato per discriminare gli aventi diritto agli aiuti. Lo ha fatto senza capire di commettere un reato tutt'altro che lieve, o semplicemente chiudendo gli occhi pur di incassare i contributi di autonoma sistemazione, il sostegno mensile decretato per i terremotati che hanno davvero perso tutto, e il diritto alla casetta in cui attendere la ricostruzione.


Come se non bastasse la promessa dello Stato di ricostruire casa anche a chi se l'è vista distruggere dal sisma pur avendola utilizzata come seconda casa, pur non abitandovi e non avendo mai provveduto a metterla a norma antisismica, pur avendola magari concessa in locazione senza registrare l'affitto, non pochi di coloro che ne possedevano una hanno autocertificato di risiedervi fisicamente per ottenere il massimo dei benefici. L'esito è una denuncia per truffa ai danni dello Stato.

È un segreto di Pulcinella, nelle terre del sisma, che in molti abbiano sciacallato soldi pubblici sfruttando l'esigenza dello Stato di soccorrere e aiutare immediatamente - sulla base di una semplice autocertificazione per non dover aspettare i tempi lunghi di una verifica preventiva - i veri terremotati, rimasti dall'oggi al domani senza più nulla. Per questo già dai primi accertamenti erano emerse anomalie significative facendo scattare controlli capillari sulle domande di aiuto presentate.

Molti dei Comuni del cratere sismico sono mete turistiche zeppe di seconde case abitate solamente per brevi periodi da persone la cui vita e i cui interessi sono altrove. Molti vivevano a Roma o nelle Marche, ma anche nel resto d'Italia e persino all'estero: l'esame delle autodichiarazioni e il successivo riscontro dei dati raccolti attraverso le indagini di polizia giudiziaria hanno fatto emergere una folla di furbetti che avevano dichiarato di aver diritto al sostegno versato dallo Stato ai terremotati per permettere loro di prendere in affitto una casa sostenendo che la propria fosse divenuta inagibile a causa del sisma. In realtà, molti vivevano e lavoravano ben lontano dal terremoto, e qualcuno ne aveva persino approfittato per dare la casa in affitto a studenti universitari o lavoratori.

Pur di ottenere uno stanziamento più cospicuo, qualcuno aveva inserito nella domanda la presenza di parenti che vivevano da anni altrove,  persino all'estero, per lavoro o studio. Sciacallaggi di piccolo cabotaggio su cui ora cala la clava della giustizia.

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