martedì 18 marzo 2014

LONDRA COME DUBAI. MEGALOPOLI D'EUROPA. F. CAVALERA, 15 marzo 2014

Carlo, il principe e futuro re, dovrà farsene una ragione. L’adorata Londra che profuma di mattoni rococo Georgiani o di mattoni gotici Vittoriani o di mattoni neobarocchi Eduardiani non morirà. Ma sarà oscurata da una giungla di grattacieli, stile Dubai, bellissimi, altissimi, ultramoderni, “energeticamente corretti”. Lo skyline del futuro, il profilo urbanistico, non avrà magari le forme immaginate nel film di fantascienza “The Machine” che sta per andare nelle sale però l’erede designato di casa Windsor, lui che considera quei proiettili di vetro e acciaio niente più che “pustole” (suo il copyright), avrà di che soffrire alzando gli occhi al cielo dal balcone della sua prossima residenza che sarà Buckingham Palace.




I numeri sono numeri. A volte si esagera e si ricama sopra ma qui c’è poco da gonfiare. La serissima società di analisi “New London Architecture”, stimolata dai progetti che sono sul tavolo dell’amministrazione cittadina di Boris Johnson, ha calcolato e messo nero su bianco che nel giro di pochi anni a Londra fioriranno 236 torri alte dai venti piani in su e 22 di queste sfonderanno quota cinquanta. Lo Shard, la Scheggia più alta d’Europa pensata e realizzata da Renzo Piano, è solo un antipasto. Quarantacinque sono già in costruzione, 113 progetti hanno avuto il via libera e partiranno presto, 72 aspettano i timbri, 6 sono impantanati. 
Anche se qualche masterplan finirà forse nel cestino, non c’è che dire: i lineamenti della vecchia Londra cambiano e cambieranno in fretta, per sempre. Alla faccia dell’allarme “bolla edilizia” la corsa al cielo è cominciata in grande stile. E la ricerca effettuata dal think tank presieduto da Peter Murray certifica nei dettagli come e dove salirà la Londra del domani vicino e più lontano. Ma, del resto, basta passeggiare oggi nel cuore della City per vedere la trasformazione in atto nelle terra che fu il primo insediamento dei romani in Gran Bretagna. Nel Miglio Quadrato già si elevano dieci mega palazzi dai 200 ai 300 metri di fantasioso sviluppo verticale, gradevoli o meno gradevoli.
Sarà perché gli arabi degli Emirati hanno una particolarepredilezione e perché sono carichi di capitali ma il 77 per cento dei progetti hanno o avranno fondamenta nel centro e nell’est londinese ovvero nei quartieri con maggiore densità di immigrazione musulmana. Tanto per andare al sodo, Tower Hamlet e Lambeth, che il censimento del 2011 ha rilevato essere ormai piccole città islamiche all’interno di Londra, sono in testa alla classifica e si ritroveranno ribaltate urbanisticamente da cima a fondo. Però vale anche per Greenwich, Newham, Southwark a ridosso del Tower Bridge.
I grattacieli creano sempre feroci discussioni. Chi li rifiuta. Chi li adora. Missili orripilanti. Opere d’arte. E parlarne per Londra fa un certo effetto. Ma occorre partire da alcune certezze per collocare il problema nella cornice corretta. Poi ognuno valuterà, criticherà o si lascerà convincere. Gli scenari demografici ed economici, illustrati dalla “New London Architecture” segnalano una crescita della popolazione di 1 milione di unità a medio e lungo termine e la necessità di spazi per 500 mila posti di lavoro. Le norme previste dalla “green belt”, la cintura verde, bloccano lo sviluppo in orizzontale, oltre i confini della Greater London. Alberi, parchi, giardini e prati sono un bene della collettività da tutelare. Ecco allora che non resta il volo verso il paradiso o verso l’inferno. Dipende dai punti di vista.
Si resta a bocca aperta per l’ammirazione o si puntano i piedi per il disgusto. Anche nelle migliori famiglie succede. Di Carlo sappiamo ciò che pensa. In passato ha esternato così: “L’architettura moderna ha prodotto più danni dell’aviazione di Hitler”. Ma suo fratello Andrea, l’ex marito di Sarah Ferguson ed ex elicotterista, ha idee diverse. Se non altro perché usa le torri come passatempo personale o come suggestiva promozione di sue iniziative benefiche. Nel 2012, imbragato, si calò e scivolò dalla cima dello Shard. Al termine dell’impresa mormorò: “La cosa più difficile? Salire le scale”. Avrà di che divertirsi. A differenza di Carlo, gonfierà il petto: Tarzan nella giungla del terzo millennio.

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