giovedì 2 maggio 2013

PUGLIA. INQUINAMENTO AMBIENTALE. DISCARICA DI CONVERSANO. GIULIANO FOSCHINI, Discarica di Conversano, il video shock "L'uva è al veleno, ma nessuno farà niente", LA REPUBBLICA, 2 maggio 2013

È possibile che bisognerà avere paura di questa storia perché si mangia, si beve, si odora. E fa molto male alla salute. La storia è quella della discarica di Conversano: per anni bollata come una questione di pochi pazzi ambientalisti, ora è una delle inchieste più importanti della procura di Bari. Il pm Baldo Pisani ha depositato, per motivare il sequestro dell'impianto concesso dal giudice nei giorni scorsi, 138 pagine piene di intercettazioni telefoniche, documenti, testimonianze che raccontano la vicenda di "un vaso di pandora", come lo chiama il pm. Un vaso fatto di analisi truccate, complicità politiche, rifiuti interrati, uva avvelenata. Un vaso di veleni. Tra le prove dei veleni interrati, anche il video del sopralluogo del 14 marzo scorso, quando gli investigatori del Noe hanno visto fumare il suolo sotto la vegetazione, probabilmente per effetto della fermentazione dei biogas.

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La vecchia discarica di Conversano, quella gestita dalla famiglia Lombardi, avrebbe perso percolato e gas tossici nei campi accanto. Inquinato la falda acquifera. E quell'acqua
sarebbe servita per anni, almeno venti, per innaffiare i campi della zona. Attorno ci sono uva e ortaggi, cresciuti ad acqua e immondizia, e venduti ovunque. "Il contadino - raccontava un operaio in un'intercettazione telefonica - ha confessato che l'uva l'ha tagliata, che i giudici non capiscono niente, che i carabinieri non capiscono un cavolo, che Lombardi fa, e che questi soldi non è giusto che consumi". Possibile che mai nessuno non si sia accorto di nulla? Un primo punto dell'inchiesta riguarda proprio questo: i controlli truccati.

Si indaga per disastro ambientale, anche se le dimensione dello scempio ancora non sono state tracciate. Si sospetta che lì arrivava anche monnezza campana. Secondo quanto hanno ricostruito gli ex dipendenti, e provato le indagini condotte dei carabinieri del Noe, per anni i rifiuti sarebbero stati interrati illegalmente e i rifiuti speciali (come quelli dei presidi ospedalieri) trattati come urbani. L'impianto non è mai stato a norma, le vasche non sono mai state impermeabilizzate come avrebbero dovuto e come i gestori avevano dichiarato: lo strato di argilla era praticamente inesistente. Per anni il percolato, il liquido prodotto dai rifiuti, è stato smaltito innaffiando i campo. Tra gli indagati, imprenditori e tecnici della Regione.

Le analisi venivano effettuate in un laboratorio di Chieti che certificava fosse tutto apposto. Però qualche problema evidentemente c'era. Almeno a leggere le intercettazioni del chimico Onofrio Laricchiuta (non risulta indagato), "che offriva - scrive il pm - la propria collabolazione per lauti guadagni, per alterare l'esito delle analisi". "Digli - dice Laricchiuta al telefono a Rocco Lombardi - che dobbiamo cambiare sistema, che le analisi le facciamo noi a Triggiano. Almeno ci abbiamo tutto sotto controllo ". Di cosa parla? "Stando a queste analisi - dice al progettista della discarica - te lo dicono che sono analisi a cazzo, stando a queste analisi tu da un anno avresti dovuto avviare la bonifica della falda, punto (...). Senti, secondo me la situazione si può recuperare, a mio avviso, dovresti farmi un ordine di servizio, dove, cioè, dai incarico a noi, o a un terzo, o a chi cacchio vuoi tu, di ricontrollare tutta la falda, quindi fare uno 'start up' come si deve, e questi qua li togliamo davanti ai coglioni. Si può recuperare perché ti garantisco che la falda... Cioè io sono pronto a... Voglio dire... lo sai tu perché sono anni che facciamo...".

Laricchiuta farebbe riferimento al fatto che alcuni "metalli pesanti - scrive sempre Pisani - non siano mai stati tutti oggetto di analisi, ad eccezione del ferro, evidentemente perché tali risultanze non sarebbero state convenienti. La criticità e la parzialità, nonché l'evidente alterazione dei valori del ferro, sono l'epifenomeno dei numeri in libertà che il laboratorio ha dato secondo la convenienza del committente e che il Laricchiuta è pronto a "sistemare"".

Il problema riguarderebbe anche alcuni dirigenti dell'Agenzia regionale per l'ambiente. "Alcuni personaggi dell'Arpa - scrive il pm nella richiesta - agiscono more privatorum. I risultati delle analisi sono dotati di scarsa attendibilità stante la pervasione tentacolare degli indagati della presente vicenda". A certificare che le cose non vanno bene però è proprio l'Arpa che con una relazione per conto della Procura e dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico inchioda alle proprie responsabilità i proprietari della discarica. "I controlli ambientali - scrivono gli altri consulenti del pm - effettuali sulle acque di falda che consentirebbero di escludere l'eventuale presenza di perdite di percolato di discarica risultano inefficaci".

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