venerdì 12 aprile 2013

SINGOLARI STRATEGIE PER SALVARE LE FORESTE. BEATRICE MONTINI, Film e foto porno per salvare le foreste Eco-attivisti sotto accusa in un documentario, IL CORRIERE DELLA SERA, 12 aprile 2013


Esce in Gran Bretagna il reportage di un regista polacco che ha seguito gli attivisti per 7 mesi: «Edonisti inconcludenti»


«Fate l’amore, non fate la guerra». Anzi: «Fate sesso, salvate il mondo». Lo slogan anni 60 degli «hippie» statunitensi si è trasformato oggi nel grido di battaglia di una delle più originali e discusse ong che si occupano di ecologia: «Fuck for forest». Il gruppo, creato nel 2004 dai norvegesi Leona Johansson e Tommy Hol Ellingsen, raccoglie fondi per progetti di salvaguardia della foresta amazzonica producendo e vendendo sul proprio sito (vietato ai minori di 18 anni) foto e filmati porno amatoriali. «L'obiettivo è liberare le nostre menti, recuperare il contatto con la natura, con noi stessi e con il pianeta», spiegano i fondatori, che propagandano l’amore libero e l’armonia con la natura. Ma le loro campagne eco-hard non sono comprese da tutti. Anzi.
IL FILM - Incuriosito dalla bizzarra battaglia a luci rosse di «Fuck for Forest», il videomaker polacco Michael Marczak ha deciso di seguire quattro eco-porn-attivisti per circa sette mesi durante un viaggio da Berlino alla foresta peruviana, riprendendo senza censure le loro attività sessuali condotte, in mezzo alla natura, in nome dell’ecologia. Il risultato è il documentario «Fuck for forest - Have sex, save the world» che il regista sta presentando con un tour nei cinema britannici. Nel film Michael Marczak non fa sconti ai protagonisti, raccontandone debolezze e contraddizioni e puntando il dito contro il non sempre facile rapporto tra gli attivisti e le popolazioni locali a cui i loro progetti di cooperazione si rivolgono. «Non intendo giudicarli – dice al Guardian il regista– ma la mia impressione è che stiano cercando di salvare le persone dall’altra parte del mondo, quando riescono a stento a aiutarsi l’uno con l’altro. Vivono in un piccolo paese delle meraviglie, seguendo le regole che loro stessi si sono dati. Non programmano mai niente , neppure quello che devono fare il giorno dopo. E poi i film che fanno sono davvero volgari». Non meraviglia dunque che il film non sia piaciuto troppo a protagonisti che rivendicano la concretezza della loro attività di cooperazione in Peru, Costa Rica, Brasile e Ecuador. E, pur sottolineando il «rispetto per la libertà di espressione», prendono le distanze da Marczak accusandolo di «aver manipolato» la loro storia per «vendere un prodotto» e, in sostanza, «fare soldi».
POLEMICHE E MULTE – Del resto non è la prima volta che il gruppo di porno-attivisti si trova al centro delle polemiche. Anche se dal 2004 ad oggi «Fff» ha raccolto circa 100mila euro di donazione a favore dei suoi progetti in vari Paesi dell’America Latina, ha fin dai suoi esordi avuto diversi problemi con le associazioni ambientaliste tradizionali: il Wwf olandese e norvegese hanno deciso di non accettare le donazioni provenienti dal gruppo. Né sono mancati i guai giudiziari: vedi la condanna per «atti osceni in pubblico» - con tanto di multa di 1.200 euro – dovuta alla «performance» hard del luglio 2004, quando Tommy e Leona decisero di far conoscere al mondo la loro battaglia facendo sesso sul palco – davanti a migliaia di persone - durante il concerto dei Cumshots al festival di Kristiansand.

Nessun commento: