martedì 1 novembre 2011

PAKISTAN. DESAI P., L'esercito latifondista, IL MANIFESTO, 29 ottobre 2011

Ecco un conflitto per la terra, e per l'acqua, in cui i piccoli agricoltori non hanno alcun modo di prendere voce. Siamo in Cholistan, una regione meridionale del fertile Punjab pakistano. Regione agricola, anche grazie a un sistema di canali che permette lèirrigazione (il subcontinente indiano altrimenti conta solo sulle piogge monsoniche, concentrate ogni anno in una sola stagione). Qui però gli agricoltori locali si lamentano spesso che l'acqua viene loro «rubata» dai canali di irrigazione, a volte la stampa riferisce di manifestazioni di protesta, ma senza grande esito.


Una coraggiosa giornalista pakistana, Ayesha Siddiqa, ne racconta sul suo blog. Gli agricoltori, spiega, accusano i militari di ribare l'acqua. Fa l'esempio di due distretti attraversati dal canale Abbasia, che ha capacità di 4.500 cusec d'acqua ma di questi 350-400 cusec vengono rubati, danneggiando - sono stime ufficiali - l'agricoltura su 9 mila ettari di terra. Un furto sistematico, spiega la giornalista, perché da quando il canale è stato costruito nel 2002 l'esercito ha costruito 20 prese d'acqua abusive, che usa per irrigare le proprie terre (per le quali avrebbe diritto legalmente ad attingere da solo due prese d'acqua). Aggiunge, e non è difficile crederle, che altri latifondisti locali drenano illegalmente molta più acqua di quella a cui avrebbero diritto, ma i militari li battono tutti: e possono farlo con la compiacenza di autorità locali, politici, amministratori - chi andrebbe a mettersi contro un potere così forte. L'esercito in questo caso è un latifondista, anzi uno dei principali proprietari terrieri della regione: cosa che può stupire chi legge, ma non stupisce la giornalista: l'esercito in Pakistan è un soggetto economico importante, controlla imprese, industria, catene commerciali, immobiliare, e ovviamente anche proprietà terriere (come la stessa Ayesha Siddiqa ha spiegato in un fondamentale libro, Military Inc).
Torniamo dunque al Cholistan. il furto d'acqua, ci spiega ancora la giornalista, fa parte di uno scandalo più grande: il fatto è che l'esercito occupa e sfrutta abusivamente terre dello stato. Secondo notizie ufficiali l'esercito occupa abusivamente quasi 4mila ettari in Cholistan , più altri 2mila appartenento all'amministrazione forestale. Dispone anche, da decenni, di 80mila ettari legalmente presi in concessione dal governo provinciale per usi operativi (poligoni di tiro, terreni di addestramento).
Ma dopo il 1999 ha cominciato a subaffittare le sue terre - legalmente occupate o meno - per usi commerciali, cosa in cui è stato di grande aiuto il fatto che dei militari siano stati a lungo a capo della Cholistan development Authority, lè'ente locale per lo sviluppo. Tra coloro che hanno ricevuto terre in concessione dall'esercito ci sono notabili locali, latifondisti e imprenditori agro-industriali - affitti a prezzo di favore, e senza pagare l'acqua né le altre tasse dovute al governo provinciale. E questo rafforza la complicità tra il grande occupante abusivo (lp'esercito) e i poteri locali. Tutto a svantaggio dell'unica parte che non ha poteri da far valere: i piccoli agricoltori,spesso piccolissimi, deprivati dell'acqua e spinti via dalla terra buona - i quali restano a masticare i proprio risentimento verso le istituzioni e lo stato. Fa notare Siddiqa che nella zona vanno molto forte organizzazioni islamiche ultraradicali, esperte nel cavalcare il risentimento contro uno stato corrotto. E come stupirsi?
  

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