Esiste l’urgenza di una transizione energetica che sia concreta, pragmatica, sostenibile, efficace.Per troppo tempo abbiamo affrontato in modo inadeguato la questione della tutela dell’ambiente e del cambiamento climatico, opponendo artificiosamente fra loro le ragioni della gestione dell’esistente e quelle del futuro dei nostri figli e nipoti.Inadeguato, il modo che abbiamo adoperato. Perché abbiamo pensato di poterla affrontare procedendo in ordine sparso, con lo sguardo rivolto alle scoperte del passato, con risorse ordinarie, con strumenti obsoleti.È invece soltanto attraverso la cooperazione tra Stati, l’adesione agli obiettivi condivisi nell’ambito delle Nazioni Unite e le risorse straordinarie che possiamo imprimere l’indispensabile accelerazione alla lotta al cambiamento climatico, per andare alla transizione energetica globale.C’è, spesso, contraddizione tra lo sforzo di individuare obiettivi in sede internazionale e le politiche poi messe in atto, concretamente in campo, in sede nazionale, pur dagli stessi decisori.
Le conseguenze dei nostri ritardi sono sotto gli occhi di tutti e sono sempre conseguenze nefaste. L’intensificazione della frequenza delle catastrofi naturali è evidente e condiziona ogni aspetto della nostra vita, devastando interi territori, mietendo vittime.Di fatto, le conseguenze del cambiamento climatico, e dei nostri ritardi nella sua mitigazione, privano dell’elementare diritto alla vita molte persone, costringendole spesso alla fuga dai luoghi che abitano, in cerca di sopravvivenza. Se vogliamo lasciare alle future generazioni un pianeta dove l’umanità possa vivere e prosperare in pace ovunque, in ogni luogo, in ogni continente, dovremo compiere, tutti insieme, progressi decisivi.(Le nostre economie) sono impegnate nell’affrancamento dai combustibili fossili, per pervenire a un sistema energetico sostenibile, in grado di coniugare un’ambiziosa politica climatica con la salvaguardia delle filiere industriali, della crescita, del benessere.(...) È una sfida per l’innovazione in cui si gioca il futuro e poco importa che il peso dell’Unione Europea sul piano dell’equilibrio ecologico globale sia minore di quello di altri colossi industriali che si attardano, invece, contribuendo in modo decisivo all’inquinamento ulteriore del Pianeta.
Le loro scelte appaiono fuori dal tempo ed è un orgoglio dell’Europa proporsi di puntare al futuro.(...) L’Unione Europea è chiamata a compiere uno sforzo straordinario in questo settore. La nuova Commissione - che si insedierà fra poco - ha definito un portafoglio dedicato alla transizione pulita, giusta, competitiva.Ed è anche un messaggio del Rapporto Draghi (...) che mette in chiaro che, per garantire la capacità di competere, l’Europa ha necessità a lungo termine di abbandonare i combustibili fossili e compiere la transizione, evidenziando il nesso – come ha fatto quel Rapporto - decarbonizzazione-competitività.Il Rapporto, è opportuno ricordarlo, è utile, ammonisce circa il rischio di fallimento per l’Europa senza un coerente impegno nelle politiche da mettere in atto.Ricette semplicistiche per problemi complessi, come quelli che dobbiamo affrontare, sono adatte soltanto agli imbonitori.Si tratta di un progetto ambizioso che potremo realizzare soltanto accettando una maggiore cooperazione, che ci consenta di muovere verso una Unione dell’energia, con un ruolo analogo a quello che la collaborazione in materia di acciaio e carbone seppe avere, nel secondo dopoguerra, per ricostruire e rilanciare la crescita dei Paesi europei, dando inizio – con quella scelta lungimirante - al percorso di integrazione.
*Questo testo è un estratto del discorso che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto a Bonn al campus delle Nazioni Unite durante il seminario “La cooperazione tra Italia e Germania: un importante strumento per il contrasto al cambiamento climatico e la transizione energetica globale” il 28 settembre 2024. Il discorso integrale si trova sul sito del Quirinale al link https://www.quirinale.it/elementi/120750
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