mercoledì 18 marzo 2020

EPIDEMIE, PANDEMIE E DISTRUZIONE AMBIENTALE. G. POMPILI, Epidemia e cultura. Come governare i professionisti della paura, IL FOGLIO, 25 febbraio 2020

(...) Secondo la virologa “questo tipo di emergenze saranno sempre più frequenti”. E infatti negli ultimi vent’anni, tra le tante epidemie, c’è stata la Sars, l’aviaria, la suina, l’ebola – con due episodi distinti – il coronavirus dal medioriente, zika. Perché si verificano? “Perché abbiamo costruito una società che ha invaso gli ecosistemi, li abbiamo squilibrati. Un virus che circola nei pipistrelli della foresta cinese dovrebbe rimanere lì. E invece abbiamo invaso alcuni ecosistemi con le megalopoli, trasportando anche abitudini alimentari poco compatibili con lo sviluppo – non è un caso se i mattatoi in occidente sono sempre stati fuori dalla città. Esistono oggi situazioni di ‘interazione’ tra uomo e ambiente completamente squilibrati. Prima nuovi virus emergevano più raramente, adesso la frequenza è uno ogni tre, quattro anni”. 


  
Il riferimento è al mercato di animali vivi di Wuhan, e a certe abitudini rurali che già da tempo Pechino cerca di fermare. È per questo che il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo cinese ieri ha deciso di proibire “il commercio illegale di animali selvatici, di abolire la cattiva abitudine del consumo eccessivo di animali selvatici e di proteggere più efficacemente la vita e la salute delle persone”. Buone notizie, insomma. Eppure qualche giorno fa c’era chi paragonava Codogno a Wuhan, la Lombardia alla provincia dello Hubei. Ma su dieci milioni di abitanti, i contagi accertati sono poco più di centosettanta: “E non tutti sono ammalati. Se guardiamo a quello che sta succedendo in Italia, questa ossessione per la ricerca del paziente zero, per esempio, in questo momento è totalmente inutile. Forse ci sono stati più pazienti zero in Italia, provenienti da paesi diversi. Che in Italia siano entrate diverse persone con il virus è verosimile, solo che magari hanno sviluppato una forma asintomatica o lieve. Quello stesso virus può però infettare una persona anziana, magari già malata, e farle sviluppare una sindrome più aggressiva”.

Oltretutto le prime immagini di Wuhan in quarantena, con gli ospedali presi d’assalto e un numero di morti, anche giovani, impressionante, sembrano molto diverse da quelle del nord Italia oggi: “E’ possibile che il virus si stia attenuando, rallentando la sua corsa: se molte persone hanno sviluppato la forma asintomatica vuol dire che già ci sono anticorpi in giro”, dice Capua.

L’Italia ha messo in campo delle misure restrittive particolari, rispetto ad altri paesi europei. Per esempio la chiusura dei voli da e per la Cina, che ha portato parecchie polemiche politiche, sembrava dovesse “immunizzarci” da eventuali contagi. Ma per la Capua il virus era probabilmente già in Italia: “Il signore di 77 anni che è morto il 21 febbraio scorso a Schiavonia, nel padovano, era già ricoverato da oltre dieci giorni all’ospedale per precedenti patologie; quindi si sarà infettato almeno una settimana prima, e non si è infettato all’aeroporto di Malpensa ma a Vo’ Euganeo. Credo che possiamo escludere che il virus si sia materializzato magicamente nel padovano, deve esserci arrivato in qualche modo. E questo vuol dire che l’infezione sta probabilmente girando già da metà gennaio, ed è possibile che ci siano tante persone che si sono infettate senza avere sintomi, oppure che hanno trattato la malattia come un’influenza, oppure che sono andate dal medico che l’ha trattata come un’influenza”.
  
L’aumento dei casi al nord, insomma, riguarda l’intensificazione dei controlli che l’Italia ha deciso di mettere in atto. Per la virologa l’infezione non è solo in Italia, in Europa, e “non è solo in Cina. E’ in Giappone, è in Corea, è in Iran, sarà anche in altri paesi asiatici ed è verosimile che sia in Africa ma non l’hanno ancora diagnosticata. Bisogna capire che è un fenomeno globale, e come tale va trattato”. E come, allora? “Per le pandemie ci si prepara in tempo di pace, perché in tempo di guerra tutto è più costoso, più complicato e confuso”. Capua ha lanciato su Twitter l’hashtag #pandemicost proprio per questo: “Faccio appello al tessuto produttivo del paese, per far capire che l’emergenza non è un problema solo della Cina o degli abitanti di Codogno o delle persone che sono morte. E’ un problema che ci riguarda tutti, e di cui possiamo essere parte della soluzione”.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Salve Professore sono Natasha Conversini non so se si ricorda di me, ma nel concreto lei cosa pensa di questo virus? Veramente crede è partito dal mercato di Wuhan?

Mario Fagotto F. ha detto...

leggo solo adesso uno dei rarissimi commenti che arrivano...non sono abituato a riceverne...come va intanto?? Da dove sia venuto non so, ma il problema grosso è che è fra noi!!!

Unknown ha detto...

In questo periodo ho in mente molte delle sue lezioni, soprattutto quando rimproverava il genere umano per come si comporta nelle società odierne. Aveva invitato la nostra classe a visitare il suo Blog, qualche volta una sbirciata glie la davo. Poi adesso mi è tornato in mente, ed ho pensato; chissà il Professor Fagotto cosa scriverà in questo periodo, quindi sono entrata nel suo blog. Comunque io sto bene, sono laureata in Servizio Sociale, ora sto facendo la magistrale in Consulenza Pedagogica. Ps. La ringrazio per i suo insegnamenti (in classe), perché anche se non avevo voglia di studiare mi ha lasciato un bellissimo bagaglio, (ho iniziato a viaggiare, sono stata in Thailandia ed Indonesia, e li ho capito un po' il senso dell'antropologia) Grazie veramente
Conversini Natasha