sabato 5 ottobre 2019

CLIMA DONNE E POTERI. P. NALLU, Dai potere ad una donna e rafforzi l’ecosistema, LA STAMPA, 5 ottobre 2019

Nelle ore del tardo pomeriggio, la luce accecante del giorno ha già lasciato il posto ai raggi morbidi e orizzontali che attraversano la valle di Beqaa in Libano. La luce gioca con i bambini, disegnando lunghe silhouette delle loro forme, mentre si rincorrono a vicenda. Quando la temperatura è fredda, gli anziani della comunità scendono nella parte bassa del rifugio rivolto verso moschea.


In mezzo al frastuono, Abu Hassan fa avanti e indietro lungo la fontana di marmo ormai secca, che si trova nella parte centrale del suo rifugio di fortuna, e poi si ferma ai suoi sul bordo. Con un occhio sempre attento ai suoi quattro nipoti, con il mento appoggiato sul suo bastone, li rimprovera dolcemente mentre le loro risate crescono chiassose.
«Vedi quell'orizzonte, lì? Ḕ Qusayr, in Siria, da dove siamo fuggiti».
Ma quello non è il primo luogo da cui è migrato, Qusayr non è la sua casa.
Abu Hassan, un pastore originario del nord della Siria, è cresciuto nell’atmosfera calma di una comunità beduina regolata da rapporti di parentela e di mutuo sostegno all’interno della tribù, in gran parte esclusa dal supporto dello Stato. Ḕ stato così fino a quando la grande siccità, considerata uno dei disastri naturali più lunghi mai accaduti, ha devastato la fertile mezzaluna levantina che ha cullato le prime civiltà agricole del mondo. Circa il 60 per cento delle terre coltivate della Siria è stato colpito. I pastori della Siria nord-orientale hanno perso circa l'85% del loro bestiame. La stragrande maggioranza si è spostata dai villaggi ai centri urbani.
Per la prima volta nella loro storia familiare, il clan di Abu Hassan ha abbandonato la loro occupazione, insieme alla maggior parte degli uomini che vivevano lì e si sono trasferiti nelle città siriane in cerca di lavoro. Lasciando i suoi figli a Homs, si è trasferito con le donne e i bambini nella vicina città di Qusayr. Già prima di attraversare il confine con il Libano nel 2013, all'inizio della "Battaglia di Qusayr", Abu Hassan aveva perso la sua casa. Ed è proprio questo il tipo di spostamento interno, che colpisce il sud del mondo, che è stato trascurato dagli aiuti umanitari e ignorato dall'apparato statale.
La maggior parte delle persone che si spostano a causa dell'impatto climatico si muovono all'interno delle frontiere. Dopo aver esaurito tutte le opzioni all'interno dei loro paesi, attraversano il confine. Secondo le stime della Banca Mondiale, entro il 2050 ben 143 milioni di persone in Asia meridionale, America Latina e Africa subsahariana probabilmente migreranno da zone interne al loro stesso paese, a causa di una combinazione tra conseguenze dei cambiamenti climatici e eventi di crescente violenza scatenati da questi.
Considerare il cambiamento climatico la causa scatenate del conflitto siriano, che dura da 8 anni, sarebbe una generalizzazione grossolana, data la decennale repressione politica e il fallimento delle politiche governative. I cambiamenti climatici sono piuttosto la causa della migrazione e dello sfollamento delle persone che vivevano lì. A parte pochi casi, come le isole dell'Asia-Pacifico che stanno rapidamente affondando a causa dell'innalzamento del livello del mare, la maggior parte dei casi di sfollamento sono determinati da una complessa combinazione di motivi intrecciati. Non si tratta di relazioni lineari di causa ed effetto.
Stanno emergendo modelli sempre più sofisticati per misurare gli impatti dei cambiamenti climatici. Un recente studio pubblicato su Science ha raccolto le informazioni meteorologiche di 103 paesi con richieste di asilo nell'UE e ha rilevato che il numero legato ai cambiamenti climatici triplicherà ogni anno, indipendentemente dalle turbolenze politiche ed economiche dei paesi di origine. Quanto più drastiche saranno le variazioni di temperatura, tanto più elevati saranno i tassi di migrazione. E gli studi evidenziano inoltre una vulnerabilità particolarmente elevata tra le donne migranti.
Abu Hassan è ormai vecchio e i suoi due figli maggiori sono morti durante il conflitto. Le mogli dei suoi figli sono diventate in automatico i capi famiglia. Dopo cinque anni di incertezza e di repressione della politica libanese, stanno progettando il loro ritorno in Siria entro la fine del 2019. Hassan si preoccupa della loro sopravvivenza, dato che le donne non ereditano formalmente le proprietà di famiglia. Tornano a casa ridotti nel numero, affranti nello spirito e poveri. Questa è sempre più la condizione che vivono comunità sfollate, nelle quali le donne diventano i capi spesso con scarso controllo sulle risorse economiche e poche possibilità di influenzare il contesto circostante. In altre parti del mondo, come le comunità agricole dell'Africa orientale, occidentale e subsahariana, le donne sono per tradizione le persone che devono procurare cibo, acqua e carburante per la famiglia. Conoscono profondamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma hanno scarso accesso alle proprietà terriere e al sostegno finanziario, rispetto agli uomini.
Di fronte a questa disuguaglianza, il rafforzamento del ruolo delle donne in queste società - economico, sociale e politico - aiuterebbe a rendere le comunità più resistenti agli effetti del clima e a intraprendere soluzioni proattive. Ciò è particolarmente importante per le comunità sfollate, dove le gerarchie di genere subiscono cambiamenti drastici. Gli sconvolgimenti innescano nuovi conflitti sociali, disgregando ulteriormente le comunità e riducendo di conseguenza la sostenibilità ambientale.
Il significato che sta dietro l'antico proverbio "educa un uomo e educhi un individuo, educa una donna e educhi un’intera generazione" ha molto a che fare con il cambiamento climatico. Sembra sempre più evidente che quando una donna prende potere, si rafforza l’intero ecosistema di una comunità. Un esempio perfetto sono i gruppi locali guidati da donne che controllano le fonti di energia rinnovabile. Dalle "imprenditrici verdi" delle comunità tribali del Rajasthan, alle "sorelle del solare" che forniscono energia pulita alle comunità rurali africane, la leadership femminile dovrebbe essere adottata come modello di mitigazione e adattamento. Le loro iniziative dovrebbero essere potenziate a tutti i livelli, anche a livello di politiche climatiche internazionali e i finanziamenti. Se le donne ricevono le giuste possibilità, anche solo semplicemente in termini di accesso al mercato del lavoro, potrebbero colmare le attuali lacune nel finanziamento allo sviluppo sostenibile.
Risolvere le difficoltà delle popolazioni locali colpite da disastri naturali, prima che siano costrette a percorrere la strada della migrazione, è la chiave per ridurre l'instabilità provocata dal clima. Aiutare le donne a livello locale, rafforzando nel contempo la loro leadership e la loro cooperazione a livello nazionale, regionale e internazionale, ridurrà senza dubbio i tassi di sfollamento interno. L’effetto a catena che questa soluzione può avere, attenuerebbe lo scenario catastrofico previsto.
Abu Hassan troverebbe conforto negli anni ultimi anni della sua vita, se sapesse che le donne della sua famiglia hanno il sostegno necessario per ricostruire la loro vita nella Siria di oggi, dilaniata dalla guerra.
* Dal 4 al 6 ottobre torna Internazionale a Ferrara, il festival di giornalismo organizzato dal settimanale Internazionale e dal Comune di Ferrara, giunto alla XIII edizione. Più di  250 ospiti provenienti da 38 paesi e da 5 continenti per 250 ore di programmazione e 122 incontri. Protagonisti l’attualità internazionale e i grandi temi di fondo: l’emergenza climatica, le questioni di genere, il lavoro e le disuguaglianze. Tra gli argomenti da affrontare, la geografia del cambiamento climatico e il suo impatto economico, interverrà all’incontro dedicato a questi temi la giornalista indiana Preethi Nallu. Esperta in migrazioni nel Mediterraneo, Nallu studia in che modo i cambiamenti climatici influiscono sulle migrazioni. L’appuntamento con la giornalista indiana a Ferrara è per domenica 6 ottobre alle ore 10.50 al Cortile del Castello.

Nessun commento: