Ha solo 500 anni di età ma sulle spalle porta il peso di trasformazioni rapide e sconsiderate. Per la megalopoli brasiliana di San Paolo, 19 milioni di abitanti, è arrivato adesso il momento della resa dei conti. Le autorità municipali hanno, infatti, scoperto una sorta di «città sotterranea» che sta letteralmente minacciando quella in superficie.
Nel 1984, sopra la più grande discarica della città, quella di Carandirù, in una zona poverissima e periferica, viene costruito un centro commerciale, lo Shopping Center Norte. È uno dei primi in una città che nel corso degli anni è arrivata a detenere un piccolo record con una cinquantina di enormi supermarket disseminati ovunque. Lo Shopping Center Norte apre e per 27 anni continua a lavorare: fino a quando arriva però l'amara sorpresa.
Dalle viscere della terra ricoperte dal cemento arrivano potenti esalazioni di gas e di liquami. «Inevitabili - ammettono adesso gli ingegneri ambientali del Cetesb, l'agenzia del governo federale che monitora e punisce i crimini ambientali - visto che lì sotto c'era una discarica gigantesca poi interrata senza seguire nessuna norma». «Quei gas - la conclusione degli esperti - sono prodotti dalla decomposizione dei rifiuti». Inevitabili gli scarichi e pericolosissimi. Il rischio è l'esplosione e, considerando la densità abitativa del quartiere di San Paolo dove sorge lo Shopping Center Norte, una conseguente strage. Così ecco cominciare un tira e molla di permessi ritirati e poi nuovamente concessi, di multe, di chiusure e poi aperture del centro commerciale. Un circo che mette in evidenza tutta la fragilità di una metropoli così gigante.
«Il problema di San Paolo - spiega Roberto Wagner Lourenço, professore di ingegneria ambientale presso l'Università Unesp di San Paolo - è che si è sviluppata rapidamente in modo quasi sempre incontrollato con una gestione politica spesso volutamente cieca su questioni importantissime, a cominciare dall'impatto ambientale».
E così se ogni giorno, grazie anche al boom economico, grattacieli spuntano come funghi, in quartieri nuovi che stanno mangiando quel poco che resta della periferia e del verde, poco si sa dei criteri di sicurezza con cui questa trasformazione continua ad avvenire. «Il rischio è che tra qualche decennio scopriremo altri crimini ambientali che potrebbero rendere davvero impossibile la vita qui», ammette sconsolato il professor Lourenço. Anche perché resta nella memoria di tutti i brasiliani il crollo di una cinquantina di case e la morte di una trentina di persone nella favela Morro de Bumba a Rio de Janeiro a seguito delle fortissime piogge del 2010. La bidonville era stata costruita sopra una vecchia discarica poi interrata in fretta e furia e illegalmente.
Ma la mappa delle aree a rischio a San Paolo e nell'omonimo stato si sta allargando a vista d'occhio. Per il giornale «Estado de São Paulo» nella metropoli ben 17 mila persone vivono in case costruite su discariche dismesse. Dieci finora le aree inquinate segnalate dal Cetesb ma, fanno sapere, «potrebbero essere molte di più».
Nel terreno e nelle acque sotterranee dove sopra sorgono case si trova di tutto, dai gas a concentrazioni impressionanti di rame, arsenico e cromo. Tra le zone più pericolose quella residenziale del Barão de Mauá, nel Parco São Vicente. Da un mese è stata richiesta l'evacuazione di 11 edifici ma, finora, non si è mosso nulla. Prima di diventare residenziale la zona ospitava una fabbrica di componenti meccanici, i cui rifiuti solidi industriali sono stati senza troppi scrupoli interrati proprio lì sotto. Le case sono venute dopo, ma senza che nessuna bonifica preparasse il terreno.
La maggior parte delle aree a rischio si trovano dentro la città di San Paolo, in zone un tempo popolate dalle industrie poi ricollocate all'esterno della cintura metropolitana. Come il quartiere di Jurubatuba, quello di Vila Carioca, e ancora la favela di Heliopolis dove a rischio sono un gruppo di case popolari come succede anche per il quartiere di Vila Nova Cachoeirinha.
E poi non mancano le aree pericolose fuori la città di San Paolo, da quelle esplicitamente industriali nel comune di Santo Antonio de Posse, ad un centinaio di chilometri dalla metropoli,passando per la cittadina dove risiede l'ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, ovvero São Bernardo do Campo. Qui a rischio ci sono ben ottocento persone che vivono nel Jardim das Oliveiras, che a dispetto del nome è un'ex area industriale con un altissimo tasso d'inquinamento. E poi ancora la zona di Campinas dove un intero quartiere, il Mansões Santo Antô nio, è finito sotto la lente degli ispettori ambientali: anche quella sembra una grande discarica.
Kikukula è una città ugandese. In Uganda, come in altre regioni africane, grandi multinazionali occidentali e non solo stanno acquistando terreni agricoli, cacciano le popolazioni che vi abitano e promuovono forme di business completamente estranee alle culture economiche locali. Il territorio ancora oggi come scenario di sfruttamento, competizione e lotta per la sopravvivenza e la sopraffazione.
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