Sono ormai 74 le comunità rurali riunite nel Comitato di Resistenza di Huexca che si oppongono al Proyecto Integral Morelos. Tutto è cominciato quando alcuni abitanti e un gruppo locale di ambientalisti hanno chiesto che fossero resi pubblici gli studi di impatto ambientale di questo megaprogetto energetico nello stato di Morelos, nel centro del Messico. In breve è diventata una battaglia in difesa del territorio che coinvolge sempre più abitanti della regione, e raccoglie solidarietà in tutto Messico.
La compagnia federale elettrica messicana (Cfe) non vuole perdere l'investimento fatto: solo la prima fase della centrale termoelettrica gli è costata 35 milioni di dollari. Per contro, la posizione del Comitato si riassume nelle recenti dichiarazioni della signora Guillermina Montero: «Vogliamo che ci informino come abitanti e che realizzino una consultazione pubblica in accordo con i nostri costumi tradizionali. Perché ci continuano a negare il nostro diritto a decidere sul nostro ambiente, la nostra terra, le nostre vite, la nostra acqua e la vita dei nostri figli?». Il comitato chiede che gli abitanti siano consultati se vogliono o no che si costruisca la centrale termoelettrica nei 45 ettari delle loro terre.
La risposta ufficiale non si è fatta attendere. Se prima il governo regalava razioni alimentari agli abitanti della zona, adesso la strategia è cambiata. In risposta al blocco del cantiere della termoelettrica da parte dei militanti, l'impresa federale sostiene che gli abitanti di questa piccola comunità indigena del municipio di Yecapixtla (stato di Morelos) «sono stati manipolati da estremisti di altri stati» (riferimento ai comitati di appoggio in altri stati), e ha presentato varie denunce legali. Un contingente di polizia e uomini dell'esercito hanno rimosso il blocco al cantiere, e nuove forze armate sono arrivate nella comunità, a bloccare le vie d'accesso. Grazie alle pressioni di comitati esterni, un deputato statale ha potuto far rimuovere i posti di controllo. Così si è aperta una prima piattaforma di dialogo.
Secondo il governo federale questo progetto di «sviluppo energetico sostenibile», che prevede due turbine a gas, una a vapore, un gasdotto e torri di alta tensione, con una capacità generativa di 642 megawatt, potrà fornire energia elettrica all'80% dello stato di Morelos. In osservanza delle legislazioni ambientali internazionali si investiranno 640 milioni di dollari creando 200 posti di lavoro diretti; saranno costruiti campi sportivi e piccole cliniche, saranno asfaltate strade e ampliata a rete elettrica delle comunità e del municipio. Intanto, a causa delle proteste e della sospensione dei cantieri, la costruzione ha già un ritardo di almeno sette mesi, con perdite economiche valutate a 50 milioni di dollari.
Il progetto energetico prevede di costruire un gasdotto di 160 chilometri attorno le falde del vulcano attivo Popocatepetl, attraversando una sessantina di comunità indigene e rurali negli stati di Tlaxcala, Puebla e Morelos. Zone montagnose con spazi naturali incontaminati, sorgenti e torrenti dove l'acqua è potabile, dove la popolazione vive di apicultura, della terra e della raccolta silvestre di piante medicinali. Ma questo sarà messo in pericolo dalla controversa centrale termoelettrica di Huexca. L'azienda elettrica assicura che non esistono rischi di piogge acide che contaminerebbero terre e raccolti, ma gli abitanti hanno forti dubbi. Chiedono studi preventivi, analisi di fattibilità, garanzie sui 23 chilometri del gasdotto che attraverseranno quella zona vulcanica ad alta sismicità.
E ora chiedono anche protezione e rispetto dei diritti umani per gli oppositori al progetto.
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