NATIVI provenienti da varie parti del paese si sono ritrovati a Brasilia per protestare contro la modifica costituzionale nota come PEC 215, che rimette in discussione le demarcazioni dei territori indigeni. Gli indios accusano governo, compagnie minerarie ed energetiche, agro- business.
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http://www.missioitalia.it/news.php?id_art=2565
Brasile: Indios in piazza contro il governo
Ancora minacce e pericoli per le popolazioni indigene latino-americane. Così denuncia Survival International, movimento non governativo da decenni in prima linea per la difesa dei diritti degli indios. Stephen Corry, direttore generale, afferma che in Brasile non si vedevano simili attacchi da parte del governo e delle istituzioni pubbliche dai tempi della dittatura militare.
Derubati dalla proprie terre e a rischio di annientamento, i tanti gruppi etnici presenti sul territorio sono scesi nelle piazze e sulle strade per far sentire la loro voce, unendosi alle già corpose proteste sociali in atto. <<Sono arrabbiato per gli errori del governo. Dovrebbero rispettare il nostro paese, le popolazioni delle città, le comunità e i popoli indigeni>>. Così Davi Kopenawa, portavoce della tribù amazzonica Yanomami, appoggiato nella contestazione anche da Movimento Passe Livre, attivo già su diversi fronti a carattere sociale. Survival International ricorda che i popoli indigeni hanno il diritto di vivere in modo diverso, secondo le loro regole e tradizioni, in un contatto simbiotico con la natura: <<non è solo questione di diritti umani, ma anche interesse di tutta l’umanità>>. Conflitti territoriali ed economici sono stati all’origine nei mesi scorsi della morte di alcuni indios che volevano difendere le loro proprietà da atti di abuso da parte dello Stato. Tempi difficili per la presidente Dilma Roussef che tenta di placare gli animi con il referendum e i piani nazionali di riforme politiche e sociali. Promesse però che sembrano escludere i gruppi minoritari e i “senza voce” del Paese. Alla vigilia della visita del papa, dei mondiali di calcio, delle Olimpiadi la situazione brasiliana rischia di esplodere.
Kikukula è una città ugandese. In Uganda, come in altre regioni africane, grandi multinazionali occidentali e non solo stanno acquistando terreni agricoli, cacciano le popolazioni che vi abitano e promuovono forme di business completamente estranee alle culture economiche locali. Il territorio ancora oggi come scenario di sfruttamento, competizione e lotta per la sopravvivenza e la sopraffazione.
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