Una breccia di Porta Pia che il movimento ambientalista è riuscito ad aprire in una delle stanze dei bottoni proprio su una questione che si configura come una vera e propria piaga del sistema Italia, su cui gli interessi delle lobby del cemento si scontrano da sempre con quelli della collettività e s’intrecciano troppo spesso con le istanze della criminalità organizzata ai danni delle economie locali e dell’ambiente. Tra la proposte avanzate nel testo sono tre in particolare i punti strategici:
- la norma che stabilisce un tetto massimo alla superficie agricola edificabile;
- l’abrogazione della disposizione che consente ai Comuni di coprire le spese correnti con le entrate derivanti dal pagamento degli oneri di urbanizzazione;
- il vincolo decennale di destinazione d’uso per i terreni agricoli, che abbiano ricevuto aiuti comunitari e statali.
Mobilitazione dal basso, processo decisionale partecipato e proposte concrete: se tutti questi passi finora compiuti fossero sempre applicati, insieme alla vigilanza sulle regole già esistenti, ci troveremmo davanti ad un caso esemplare di partecipazione democratica. La breccia di Porta Pia non può esaurirsi qui. La spinta ambientalista, e della società civile tutta, dovrà proseguire a tutti i livelli, dal presidio sul territorio di ogni giorno - contro un edificio abusivo o una variante urbanistica ‘sospetta’ - fino al confronto nel Palazzo, con una forza e velocità crescenti. Perché è ad una velocità e forza crescenti che il nostro territorio viene fagocitato, e con esso anche la biodiversità, il paesaggio e i tesori naturalistici del nostro “Belpaese”. Secondo, infatti, il dossier Fai – Wwf “Terra Rubata – Viaggio nell’Italia che scompare” il consumo di suolo nei prossimi 20 anni sarà oltre 75 ettari al giorno con un’urbanizzazione pro capite che già oggi è di pari a 230 mq per abitante, al punto che in Italia non si può tracciare un diametro di 10 km senza intercettare un nucleo urbano.
Una proposta concreta targata Wwf è la campagna “RiutilizziAMO l’Italia” con cui l’associazione promuove il recupero e la riqualificazione delle aree dismesse o degradate in modo da evitare nuovo consumo di suolo. In questa grande opera di ‘restauro’ il WWF sta coinvolgendo, oltre alla sua rete di volontari, tutti i cittadini invitandoli a segnalare on line le aree dismesse o degradate, con tanto di foto, sul proprio sito www.wwf.it/riutilizziamolitalia indicando anche la proposta per ‘riutilizzare’ e far rivivere l’area segnalata. C’è tempo fino al prossimo 31 ottobre. Agli attivisti WWF e ai cittadini si è aggiunge la rete di docenti universitari ed esperti: finora 22 adesioni da 11 atenei (Università di Camerino, Firenze, L’Aquila, Messina, Napoli, Reggio Calabria, Roma Tre, Venezia e Politecnici i Milano, Torino e Bari). Oltre 100 invece le segnalazioni pervenute finora. Ciascuna con una proposta. Ecco le prime quattro:
- 1. un parco urbano con fattorie didattiche al posto di un ospedale pericolante a Torino;
- 2. un’area verde con edifici recuperati in modo ecosostenibile per riqualificare un’area degradata accanto al Parco di Tor Fiscale e riagganciarla al sistema naturalistico del Parco dell’Appia Antica di Roma;
- 3. un arsenale dell’esercito con all’interno edifici abbandonati e aree naturali ai piedi della collina di Posillipo di Napoli;
- 4. un punto di ritrovo multiservizi per creare posti di lavoro e incentivare il turismo responsabile al posto di un lido abbandonato sulle spiagge di Sassari.
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