L'instabilità politica che regna nel paese non è l'unica fonte di preoccupazione per la popolazione dello Yemen: c'è anche la grave crisi delle risorse idriche che è in continuo peggioramento. Nella capitale San'a la penuria è particolarmente grave a causa della crescita del consumo di acqua e del rapido aumento della popolazione, in parte »naturale» e in parte dovuto all'afflusso di sfollati da altre zone del paese (per lo più interessate da crisi e conflitti). Così ora si calcola che San'a sarà la prima capitale mondiale a terminare le riserve idriche entro il 2017.
Senza contare che nell'ultimo periodo lo Yemen ha dovuto far fronte all'alto numero di rifugiati in fuga dal Corno d'Africa. Secondo i dati del ministero degli interni, il numero dei rifugiati e degli immigrati africani presenti nel paese supera il milione - su una popolazione totale di 25 milioni di abitanti - e nella prima metà del 2012 si sono riversate nel paese più di 50.000 persone. «Il problema principale è che queste persone si concentrano nelle città più densamente popolate come San'a, che in questo momento sta vivendo una grande crisi idrica», ha dichiarato As-Sanabani, consigliere del comitato parlamentare, all'agenzia d'informazione Irin, pubblicata dal'ufficio Onu per gli affari umanitari.
«Questi rifugiati non hanno altra scelta» ha spiegato Ame Abd Shomoo, direttore del comitato per i rifugiati di Oromo: «Molti di loro sopravvivono lavando le auto o lavorando come domestici. E gli unici luoghi che offrono queste opportunità sono le città».
A San'a ci sono delle vere e proprie aree per immigrati dove le condizioni di vita sono precarie e l'acqua è un bene scarso. Nel quartiere di Safia, dove vivono almeno 50.000 mila rifugiati, l'acqua c'è ogni dieci giorni per poche ore. E l'unico modo per avere accesso gratuito alle risorse idriche senza dover comprare i tank dell'acqua è quello di mettersi in fila ai rubinetti del quartiere. «Arriviamo al distributore di acqua prima dei locali, ma veniamo sempre spinti in fondo alla coda», ha raccontato a Irin Asmaa Abdullah, somala, madre di tre figli: «A volte ci metto tre o quattro ore per riempire la mia tanica». Tuttavia Asmaa non osa protestare poiché teme di essere picchiata. Come spiega Mohammad al-Behish, capo della polizia di Safia, gli episodi di violenza per accaparrarsi l'acqua sono molto frequenti: meno di due settimane fa una donna somala si è presentata alle autorità col naso sanguinante dichiarando di essere stata colpita da tre donne yemenite mentre attendeva il proprio turno per riempire la tanica.
Secondo il bollettino umanitario dell'ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) pubblicato a giugno 2012, il 30% delle riserve idriche del paese non è agibile. Gli abitanti dello Yemen hanno a disposizione 150 metri cubi di acqua all'anno per capita contro una media di più di 1000 cubi a testa in Medio Oriente e nel nord Africa.
Ad aggravare la situazione umanitaria è la profonda crisi politica in cui è sprofondato lo Yemen da febbraio 2011. Dopo la caduta del presidente Ali Abdallah Saleh e il subentro di Abd Rabbo Mansour, la situazione nel paese è ancora tesa. A maggio 2012 c'è stata un'offensiva militare nella regione meridionale di Abyan - controllata dal gruppo Ansar as-Shari'a, che fa capo ad al Qaeda - che ha causato la morte di quasi 500 persone e ha costretto molte famiglie a lasciare l'area di conflitto.
Secondo i dati del Comitato Internazionale della Croce Rossa, la crisi di Abyan avrebbe provocato almeno 32 mila profughi e altre 100.000 persone sono a rischio di trasferimento forzato. Non si tratta quindi solo di una crisi politica, ma di una vera e propria catastrofe umanitaria.
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