venerdì 20 gennaio 2017

COSCIENZA DEL LUOGO. GIACOMO BECATTINI. LA COSCIENZA DEI LUOGHI, DONZELLI, 2015


Giacomo Becattini

Giacomo BECATTINI, nato a Firenze nel 1927, è stato professore di Economia politica nell’Università di Firenze. È membro delle Accademie dei Lincei, Colombaria e dei Georgofili, nonché socio onorario di Trinity Hall (Cambridge). Fra i suoi libri ricordiamo: Il concetto d’industria e la teoria del valore, Boringhieri, 1962; Scienza economica e trasformazioni sociali, La Nuova Italia, 1979; Distretti industriali e made in Italy, Bollati Boringhieri, 1998; Dal distretto industriale allo sviluppo locale, Bollati Boringhieri, 2000; Il distretto industriale, Rosenberg & Sellier 2000; Miti e paradossi del mondo contemporaneo, Donzelli, 2002.


«La coscienza di luogo è un passaggio intermedio per riacquistare la responsabilità sociale e può riaprire la strada a una visione della società che vada oltre il mercato. Ad esempio verso un’economia cooperativa. La quale si fonda su un concetto limpido: la produzione è un fatto sociale e quindi una manifestazione di cooperazione fra soggetti».
È il luogo a educare la comunità che lo abita; è il patrimonio di saperi, culture, esperienze, tradizioni a fornire alle persone che vivono in un certo luogo la direzione da percorrere per la crescita, per il proprio arricchimento continuo nel tempo. Giacomo Becattini, uno degli economisti più autorevoli, propone in queste pagine un rovesciamento del rapporto fra produzione e luoghi e ci offre il frutto della sua riflessione più recente, tornando al luogo inteso come matrice e tessuto connettivo dei mondi di vita e della produzione. In questo ribaltamento di prospettiva, l’esperienza dei distretti industriali – sistemi economici locali fondati sulla valorizzazione del patrimonio territoriale – è il primo antidoto alla crisi da gigantismo industriale e finanziario della globalizzazione. L’obiettivo è superare il concetto di settore produttivo attraverso il concetto di coralità produttiva dei luoghi, che affonda le radici non tanto nella storia economica dei luoghi, quanto nella storia della loro cultura produttiva; coralità cui si accompagna la visione utopica di un mondo di scambi solidali fra molteplici comunità di luogo. Quasi a testare la validità del suo approccio da economista, Becattini propone in coda al volume un dialogo con l’urbanista Alberto Magnaghi sul tema «coscienza di classe e coscienza di luogo», in cui la centralità del territorio è trattata, a partire dai due diversi sguardi disciplinari, come matrice patrimoniale di un globale costituito da una moltitudine di mondi locali cooperanti. L’unica strada percorribile, riflette Becattini, «è la costruzione di una, cento, mille, un milione di coscienze di luogo. Qui l’individuo non è perduto nell’ambiente di lavoro, né è succube dell’atmosfera aziendale, ma è parte attiva di una comunità di persone insediate in un dato luogo. Qui, nella dialettica della vita quotidiana, si formano la sua personalità e le regole che governano la coesistenza». È necessario, in questa prospettiva, che l’economia recuperi le sue radici. «Nel corso del tempo – scrive Becattini – si è sviluppata l’idea che il discorso economico ha una natura intima diversa da quella che lo vuole strumento della felicità umana». L’economia deve tornare a essere «quello che era in origine, vale a dire lo studio dell’organizzazione sociale più favorevole alla felicità dei popoli».

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