1. l'intervento del climatologo L. Mercalli che, da Torino, afferma che sarebbe ora di smettersela di costruire secondo tradizione: cemento, pietre, mattoni e materiali affini. Si sono sviluppate, nel tempo, altre tecniche costruttive ed altri materiali che, forse, sarebbe il caso di cominciare a utilizzare in zone così particolari del territorio italiano;
2. le perplessità sconcertate del sismologo Antonio Piersanti che non capisce come si possano essere costruiti tetti in cemento armato sopra mura in pietra: tecniche incapaci di reggere alla prova di elementari nozioni di fisica;
3. le attenzioni ai fenomeni corruttivi che si cominciano a temere in previsione del fatto che sui territori da ricostruire si riverseranno risorse economiche ingenti. Con esse qualcuno sostiene che arriverà anche la malavita organizzata, già presente nel nord-Italia come dimostrato da diversi casi giudiziari del passato;
4. le osservazioni sulle (giuste) diffidenze europee in fatto di soldi e programmi di ricostruzione, considerato che in molte parti d'Italia non si è riusciti a spendere neppure i fondi europei previsti per interventi di altra natura;
5. l'articolo di L. Marchetti pubblicato da Il manifesto il 20 gennaio
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