lunedì 23 marzo 2015

AMBIENTE TERRITORIO INQUINAMENTO. BRESCIA. ITALIA. P. GORLANI, Brescia galleggia sui veleni: in falda cromo fino a 4mila volte i limiti, CORRIERE DELLA SERA, 23 marzo 2015

Una città che galleggia sui veleni. Cromo esavalente e solventi clorurati a livelli altissimi. Centinaia e migliaia di volte oltre i limiti di legge (GUARDA I DATI). E’ il quadro allarmante che emerge dall’ultima campagna di monitoraggio dell’acqua di falda all’interno del sito Caffaro da parte dell’Arpa. L’agenzia per la protezione dell’ambiente ha anche comparato lo stato della falda del 1982 a quello di oggi. Pessimi i risultati: l’inquinamento si è esteso ed i picchi massimi sono fino a cento volte più alti. Brescia sta pagando da tempo le pesanti conseguenze di un secolo di industria galvanica, metallurgica e chimica (la Caffaro su tutti). «Per quanto riguarda l’inquinamento da cromo, è una delle situazioni peggiori d’Italia» conferma la stessa direttrice dell’Arpa-Brescia, Maria Luisa Pastore.


Situazione in peggioramento
Ma anno dopo anno la situazione sembra diventare sempre più grave. Perché le complesse bonifiche sotterranee tardano a partire. Perché la falda è salita di diversi metri negli ultimi anni (15 metri all’Iveco, 10 alla Caffaro) visto che non ci sono più le aziende siderurgiche che pompavano dal sottosuolo miliardi di litri l’anno per le loro produzioni. Salendo, la falda va a toccare i terreni inzuppati di inquinanti, portandoseli via. E mettendo a repentaglio anche la seconda di falda, quella dove attingono i pozzi dell’acquedotto. I due gruppi acquiferi sono purtroppo comunicanti in più punti, come spiegano bene i geologi Arpa nello studio. E lo dimostra il fatto che superi di cromo e solventi cangerogeni sono stati trovati in 19 dei 46 pozzi cittadini. Inquinanti che vengono abbattuti dai filtri a carboni attivi e dal trattamento con solfato ferroso iniziato a settembre 2014 da A2A. E che arrivano ai rubinetti dei bresciani abbondantemente sotto i limiti di legge. Le ultime analisi Arpa dovrebbero però allarmare tutti quei cittadini che utilizzano ancora pozzi privati, che pescano nella prima falda. Il 4 marzo la Loggia ne ha chiusi quattro a Folzano (il cromo arrivava a 300 microgrammi per litro). Casi che non sono destinati a restare isolati nella zona ovest della città.

I punti più critici
L’Arpa in estate ha analizzato l’acqua prelevata in 171 piezometri, condividendo il percorso anche con i proprietari dei siti inquinati. Per quanto riguarda il cromo l’emergenza delle emergenze resta la galvanica Baratti-Inselvini di via Padova: il picco massimo è ancora 4360 volte oltre i limiti di legge, anche se si è dimezzato dopo le bonifiche iniziate dall’azienda. Per l’Arpa è questo uno dei focolai responsabili del fiume di inquinamento che viaggia verso sud. Al secondo posto nella classifica delle criticità figura un’altra galvanica, l’ex Forzanini di via Ancona, chiusa nel 1990. Qui il cromo esavalente è 364 volte oltre i limiti. Grave anche l’inquinamento registrato all’ex deposito di automezzi in via Monte Maniva (tra via Rose di sotto e via Dalmazia), dove il metallo cangerogeno arriva a 514 microgrammi per litro. Per l’Arpa però la fonte della contaminazione è da ricercare più a Nord. Stesso discorso per la Caffaro: sotto l’azienda che ha prodotto Pcb e pesticidi si trovano fino a 410 microgrammi al litro di cromo, che non era prodotto nell’azienda. Il cromo si trova anche sotto l’Oto Melara, che si differenzia anche per il livelli record di tetracloruro di carbonio, 1840 volte oltre i limiti. Cromo anche sotto il comparto Milano 84), nel sito ex Pietra (67) e sotto la scuola Deledda (47) e in misura minore nella maggior parte dei piezometri.

Il caso Caffaro
Nonostante il pompaggio di 10milioni di litri d’acqua l’anno per evitare il contatto con la terra altamente inquinata, la falda sotto l’azienda chimica Caffaro contiene comunque un cocktail velenoso di solventi clorurati, che utilizzava: dal tetracloruro al triclorometano, dall’ esacloroesano ai pcb (fino a 30 volte i limiti). Inquinamento che si sposta anche sotto il vicino campo d’atletica Calvesi, dove il tricolorometano è triplicato in estate (133 volte oltre i limiti). La bonifica futura si complica. I veleni vanno rimossi dal terreno ma prima si dovrà mettere in sicurezza la falda. 

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