Il calcolo è stato fatto dal Global Footprint Network creato da uno dei nomi più prestigiosi dell’ambientalismo, Mathis Wackernagel. E basta una scorsa all’andamento di questa cambiale per capire che la situazione si sta aggravando. Dieci anni fa l'Earth Overshoot Day cadeva il 20 agosto. Vent’anni fa l'8 ottobre. Trent'anni fa il 25 ottobre. Quarant'anni fa il 10 novembre. Negli anni Sessanta c'era ancora il pareggio di bilancio tra consumo e risorse rinnovabili.
In mezzo secolo abbiamo accumulato un debito pesante che continua a crescere. Ma, sottolinea il Global Footprint Network, c’è ancora la possibilità di invertire la rotta. L’analisi contiene alcune indicazioni pratiche per raggiungere gli obiettivi indicati. Ad esempio, la riduzione degli sprechi alimentari del 50% in tutto il mondo potrebbe spostare indietro l'Overshoot Day di 11 giorni. Ma l’indicatore chiave è la CO2: le emissioni di carbonio rappresentano oggi il 60% dell'impronta ecologica dell'umanità. Se riuscissimo a dimezzarle l’Overshoot Day si sposterebbe indietro di circa 3 mesi.
Non è un obiettivo impossibile. Anzi è necessario secondo il giudizio unanime dei 195 Paesi che nel dicembre del 2015 hanno firmato l’accordo di Parigisulla difesa della stabilità climatica. Negli ultimi tre anni, a fronte di una crescita del Pil globale che ha viaggiato attorno al 3%, le emissioni di anidride carbonica si sono stabilizzate grazie all’avanzata della green economy. Ora si tratta di invertire il trend mantenendo su di giri il motore dell’economia e facendo calare le emissioni serra.
"Sia pure imperfetto, l’accordo di Parigi ha generato la speranza che l’umanità sia finalmente pronta ad affrontare la più grande sfida che si sia mai trovata di fronte", scrive il Global Footprint Network nel rapporto annuale. "L'amministrazione di Trump ha rinnegato la promessa dell’America. Noi, invece, raddoppiamo il nostro impegno - insieme a molti governi, imprese, ong,
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