mercoledì 12 febbraio 2014

CAMBIAMENTI CLIMATICI. Ora troppa pioggia, prevista un’estate calda e secca, IL CORRIERE DELLA SERA, 12 febbraio 2014

Un gennaio così umido potrebbe determinare, con la «mediazione» delle correnti, mesi estivi più caldi e asciutti della media


NOTIZIE CORRELATE






Non solo frane e alluvioni. Le piogge che da settimane si succedono in gran parte dell’Italia e le temperature più alte della media stanno modificando anche le dinamiche marine, con ripercussioni indirette sul clima della prossima estate. In una situazione paradossale: un gennaio particolarmente bagnato potrebbe determinare, attraverso la «mediazione» delle correnti, mesi estivi più caldi e asciutti della media. Alla base di queste ipotesi, ci sono le rilevazioni effettuate nell’Adriatico settentrionale dagli scienziati del Cnr, durante la campagna oceanografica Carpet (Characterizing Adriatic Region Preconditioing EvenTs) che si è appena conclusa.
La missione Carpet del Cnr

ACQUE DENSE – Il mare Adriatico è una delle poche aree nel Mediterraneo in cui in inverno si formano le «acque dense»: flussi d’acqua che, essendo più pesanti a causa del freddo e dell’alto livello di salinità, sprofondano verso il basso, favorendo il rinnovamento dei fondali grazie all’apporto di ossigeno. Un meccanismo in grado di innescare una corrente profonda che fa scendere verso sud le acque fredde lungo la costa italiana e risalire dallo Ionio verso nord quelle calde, lungo il litorale orientale. Lo stesso fenomeno è alla base della circolazione oceanica mondiale. Quest’anno, però, il clima anomalo di gennaio ha fatto inceppare il sistema della circolazione termoalina (guidata cioè dalle differenze di salinità e temperatura) nel nostro mare: «Le temperature miti dell’inverno in corso, e le abbondanti precipitazioni che hanno interessato il bacino Adriatico direttamente, e in maniera indiretta attraverso le portate dei fiumi, soprattutto il Po, hanno generato enormi masse di acqua poco densa, che non potranno raggiungere i fondali del sud Adriatico e dello Ionio», spiega Sandro Carniel, ricercatore dell’Istituto di Scienze marine (Ismar) del Cnr e responsabile della spedizione Carpet.
PIÙ CALDO E MENO BIODIVERSITÀ – Su come questi cambiamenti incideranno sul clima dell’Adriatico, gli studiosi per ora sono cauti. Non ci sono certezze, ma è ragionevole associarli a «un aumento delle temperature medie estive e a un’ulteriore diminuzione delle precipitazioni». E la scarsa produzione di acque dense toccherà probabilmente da vicino anche gli ecosistemi marini: «Da un lato il mancato mescolamento delle acque porterà meno ossigeno verso il fondo, dall’altro l’elevato apporto di nutrienti arrivati dai fiumi in piena favorirà la proliferazione di alghe microscopiche che, una volta decomposte, abbasseranno ulteriormente i valori di ossigeno, causando possibili morie di pesci e molluschi». Per il momento non ci sono dati rilevati in altre aree di produzione di acque dense – nel Mediterraneo il golfo del Leone, sul litorale francese, e al largo della Grecia – ma i mutamenti osservati dai ricercatori dell’Ismar potrebbero influenzare anche le correnti oceaniche a livello planetario: «Le acque adriatiche influenzano la circolazione del Mediterraneo, che a sua volta è importante per i processi di formazione di acque dense al largo della Groenlandia e delle coste norvegesi. Sono aree chiave per il trasferimento del calore in tutto il pianeta attraverso la corrente termoalina globale», continua Carniel. «Se questo nastro trasportatore dovesse ulteriormente rallentare, dopo le prime evidenze legate al riscaldamento globale del pianeta rischieremo di dover fronteggiare un periodo molto freddo, quasi polare».
ISTERISMI CLIMATICI – Nel nord Adriatico, «a crociera conclusa, i dati parlano di una temperatura dell’acqua sul fondo di circa 2 gradi superiore alla media degli ultimi trent’anni. Questo ha rallentato di molto il rinnovamento delle acque, che nel solo gennaio-febbraio 2012, complice un inverno estremamente freddo, aveva invece interessato circa il 60% del volume, stabilendo un record assoluto di densità da quando sono iniziate le misure in Adriatico settentrionale, circa un secolo fa. A distanza di soli due anni siamo agli antipodi», continua Carniel. Due scenari che non si smentiscono, ma anzi confermano «il moltiplicarsi di eventi meteo e situazioni estreme, conseguenza dell’elevata variabilità che caratterizza i cambiamenti climatici in corso».
TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA – Oltre alla nave oceanografica Urania e alla piattaforma del Cnr che si trova al largo del golfo di Venezia, i ricercatori hanno utilizzato anche boe di misura e un sofisticato siluro messo a disposizione gratuitamente da un’azienda statunitense, la Hydroid-Kongsberg. New entry nella ricerca italiana, è in grado di catturare importanti informazioni sulle caratteristiche fisiche della colonna d’acqua.

Nessun commento: