domenica 4 novembre 2018

ITALIA E CONSUMO DEL TERRITORIO. M. AGNOLETTI, Terre a chi fa il terzo figlio? Suolo agricolo sempre più abbandonato.E intanto si trasforma in bosco, CORRIERE.IT, 3 novembre 2018

La proposta di assegnare terreni agricoli abbandonati per favorire la ripresa demografica ha reso di attualità un problema poco conosciuto, cioè l’abbandono del territorio rurale — tema al centro del rapporto 2018 dell’Osservatorio del paesaggio rurale del ministero delle Politiche agricole —.
Immagine tratta dal sito del CORRIERE.IT



Dal secondo dopoguerra si è registrato un abbandono di terreni agricoli pari a una superficie di un terzo del Paese: più di 10 milioni di ettari. Il fenomeno avanza velocemente, 118 mila ettari all’anno, e così ciascun italiano può contare teoricamente solo su circa 1.500 metri quadrati di aree coltivate da cui trarre il proprio sostentamento. Continuando così, alla fine del secolo potremmo avere perso quasi tutti i terreni coltivati e dovremo dipendere, più di quanto già non facciamo, dai prodotti alimentari importati dall’estero.

L’abbandono è stato più intenso nelle aree montane e alto collinari, ma è distribuito dal Nord al Sud dell’Italia e ha avuto come conseguenza un aumento delle aree boscateche sono quasi triplicate, arrivando a circa 12 milioni di ettari: i boschi aumentano di 70 mila ettari all’anno. Non è un aumento programmato quello dei boschi — in realtà continuiamo a importare l’85% del legname come alla fine del ’900 e ne coltiviamo solo un terzo — si tratta solo di abbandono. Questo porta a boschi non gestiti, poco efficaci per ridurre il rischio idrogeologico e contrastare i cambiamenti climatici. Teoricamente abbiamo quasi 8 milioni di ettari di terreni ex agricoli ora boscati che potrebbero essere recuperati, oltre ai terreni attualmente in corso di trasformazione da agricolo a forestale. Le possibilità di recupero devono però fare i conti con gli aspetti legati all’andamento dei mercati, alla morfologia del territorio e alle normative di tutela. I terreni abbandonati sono soprattutto in montagna e collina, con costi di produzione elevati che richiederebbero un mercato pronto a favorire prodotti nazionali e «tipici», pagando però un prezzo superiore. Il problema potrebbe essere superato solo con politiche nazionali coerenti e mirate a favorire i valori qualitativi, ambientali e paesaggistici delle nostre produzioni tipiche.
Dal punto di vista delle normative di tutela la situazione è ancora più complessa, su tutti i boschi sono infatti protetti dal vincolo paesaggistico. Per effetto del vincolo un terreno abbandonato e poi ricolonizzato dal bosco diventa automaticamente tutelato e non più modificabile. Abbiamo in altre parole un vincolo «mobile», che indipendentemente dal tipo di paesaggio meritevole di tutela (un bosco, un pascolo o un terreno agricolo), avanza con l’avanzare dell’abbandono. Tentativi di facilitare il recupero dei terreni abbandonati sono già stati fatti dal ministero dell’Agricoltura nel 2012 e dal piano paesaggistico della Regione Toscana del 2014, peraltro co-pianificato con il ministero dei Beni Culturali. Entrambi gli enti si sono visti però negare dallo stesso ministero la possibilità di operare la trasformazione senza passare attraverso procedure di autorizzazione paesaggistica lunghe e di esito incerto. Tentativi quali l’istituzione della banca nazionale delle terre agricole, del 2016, o le recenti banche della terra regionali, sono certo lodevoli, ma possono intervenire realisticamente su terreni non ancora diventati «bosco» a termini di legge, senza contare il problema dei terreni di cui non si riesce più ad identificare il proprietario. Per concludere, il problema dell’abbandono è sicuramente grave e la proposta di recuperare terreni abbandonati è sicuramente interessante, ma realizzare politiche coerenti e semplificare la burocrazia è forse ancora più urgente.

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