Giovedì 13 dicembre (ore 17) a Palazzo Mauri è in programma una conferenza a cura del dal titolo “Gli impatti dei terremoti in Italia e in Umbria: cosa ci aspetta?” a cura di Emanuela Guidoboni, direttrice del Centro EEDIS. Perché parlare di terremoti e di impatti sismici? E perché domandarci cosa succederà in futuro se non possiamo prevedere i terremoti? I terremoti sono un fenomeno naturale, espressione della vita stessa della Terra e della sua evoluzione. Eppure, come nessun altro fenomeno, essi sono carichi per noi di “negatività”, portano danni e distruzioni, costi economici e sociali, crisi e perdite. Dopo un forte terremoto, niente è più come prima. In Italia c’è un disastro sismico ogni 4-5 anni, e un numero elevato di terremoti di minore energia, che tuttavia possono causare anch’essi danni.
Perché siamo così esposti a questo rischio? Non solo per ragioni geologiche e geografiche, ma anche e soprattutto perché il nostro mondo costruito non si è posto il problema di salvaguardarci in modo adeguato da questo pericolo. I terremoti non si possono evitare, ma si possono mitigare i loro effetti costruendo meglio, controllando la sicurezza degli edifici, migliorandone la resistenza, prima che essi accadano. Dove accadono e con quale frequenza ce lo dice una storia appositamente orientata, la sismologia storica.
L’incontro metterà a fuoco la situazione italiana, in un periodo in cui in varie aree italiane si sta registrando attività sismica. E l’Umbria? Questa bellissima terra dal punto di vista sismico non è diversa dal Friuli, dall’Abruzzo, e perfino dalla Calabria. E’ un’area ad alta pericolosità sismica. Nell’incontro si passeranno in rassegna i terremoti storici più forti già subiti, dal medioevo al 1997, si potranno vedere gli scenari degli impatti, la frequenza del loro accadimento, il carattere della loro evoluzione cronologica, ossia come iniziano e come si evolvono, a volte anche nel corso di mesi e mesi. Quindi, niente panico: conoscere è la prima difesa.
L’evento terremoto è quasi sempre avvolto in una sorta di “cortina emotiva”, che spinge a rimuovere il problema, impedendone la razionalizzazione, ossia la possibilità di comprenderne caratteri e rischi reali. Chi l’ha già vissuto può essere tentato di dimenticare, chi ancora non lo conosce non sa cosa si deve aspettare. L’approccio al terremoto attraverso i dati scientifici e storici è un ancoraggio solido, ma progettare il futuro richiede anche altro. Se ne parlerà il 13 dicembre …fine del mondo permettendo.
Emanuela Guidoboni, sismologa storica, già dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, con cui continua la collaborazione scientifica, studia da ormai 30 anni la sismicità italiana e mediterranea. Attualmente dirige il Centro EEDIS. Ha pubblicato 166 lavori scientifici, di cui 18 sono libri (elenco delle pubblicazioni in www.centroeedis.it).
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