La correlazione tra attacchi d’asma e livelli di inquinamento nell’aria è «diretta e inequivocabile». Lo conferma uno studio curato da tre dipartimenti del Mario Negri e pubblicato sulla rivista Environmental Research.
«Abbiamo campionato giornalmente le acque reflue provenienti dalla città di Milano, prima che venissero immesse nel depuratore di Nosedo. E isolato i residui di salbutamolo, un vasodilatatore usato per contrastare il broncospasmo durante di attacchi di asma», spiega Elena Fattore, nel gruppo dei ricercatori. Il risultato è degno di nota: c’è un boom di antiasmatico nelle fogne, in corrispondenza dei picchi di smog. «L’utilizzo del farmaco aumenta in modo proporzionale, ogni volta che crescono i livelli atmosferici di PM2.5 e PM10». E cioè le polveri sottili causate dal traffico di auto e dal riscaldamento domestico, composte da particelle solide e liquide con diametri infinitesimali che profittando delle loro ridotte dimensioni riescono ad entrare nei polmoni e persino nel sangue.
«Abbiamo campionato giornalmente le acque reflue provenienti dalla città di Milano, prima che venissero immesse nel depuratore di Nosedo. E isolato i residui di salbutamolo, un vasodilatatore usato per contrastare il broncospasmo durante di attacchi di asma», spiega Elena Fattore, nel gruppo dei ricercatori. Il risultato è degno di nota: c’è un boom di antiasmatico nelle fogne, in corrispondenza dei picchi di smog. «L’utilizzo del farmaco aumenta in modo proporzionale, ogni volta che crescono i livelli atmosferici di PM2.5 e PM10». E cioè le polveri sottili causate dal traffico di auto e dal riscaldamento domestico, composte da particelle solide e liquide con diametri infinitesimali che profittando delle loro ridotte dimensioni riescono ad entrare nei polmoni e persino nel sangue.
«Infiammazioni a cascata»
Le sostanze tossiche si depositano causando infiammazioni con effetto a cascata, si legge nella ricerca: basterebbe ridurle di un terzo e 850 milanesi risparmierebbero ogni giorno attacchi alle vie respiratorie. «Se a Milano i livelli di PM10 diminuissero da 50 microgrammi per metro cubo d’aria (concentrazione media nel periodo di studio) a 30 microgrammi — chiarisce Fattore — almeno 850 dosi di salbutamolo ogni giorno (corrispondenti allo stesso numero di persone che registrano un acutizzarsi dei sintomi d’asma) non verrebbero utilizzate». È la prova diretta che gli studiosi cercavano da tempo: «L’inquinamento ha un effetto preciso e rilevante su questa malattia».
I malanni di giugno
Altri studi, di recente, si erano concentrati sull’esposizione allo smog nei primi mesi di vita e avevano concluso che può portare persino a patologie nella crescita. Secondo la Federazione italiana medici pediatri poi, anche quando le polveri sottili tornano sotto i limiti, nei polmoni dei bambini, specie di quelli malati cronici, i postumi dell’inquinamento record restano a lungo. Altri studi, condotti ad esempio dall’ospedale San Giuseppe, hanno valutato gli effetti negativi sull’apparato cardiovascolare. Altri ancora hanno identificato la relazione con l’insorgenza del tumore al polmone. A Milano anche in questi giorni, a dispetto delle abbondanti piogge e di una stagione influenzale non virulenta, sono diffusissime asma, bronchiti e allergie. Ormai è chiaro a tutti: lo smog non è solo un problema ambientale ma danneggia la salute. Ridurlo, dev’essere una priorità.
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