La correlazione tra attacchi d’asma e livelli di inquinamento nell’aria è «diretta e inequivocabile». Lo conferma uno studio curato da tre dipartimenti del Mario Negri e pubblicato sulla rivista Environmental Research.
«Abbiamo campionato giornalmente le acque reflue provenienti dalla città di Milano, prima che venissero immesse nel depuratore di Nosedo. E isolato i residui di salbutamolo, un vasodilatatore usato per contrastare il broncospasmo durante di attacchi di asma», spiega Elena Fattore, nel gruppo dei ricercatori. Il risultato è degno di nota: c’è un boom di antiasmatico nelle fogne, in corrispondenza dei picchi di smog. «L’utilizzo del farmaco aumenta in modo proporzionale, ogni volta che crescono i livelli atmosferici di PM2.5 e PM10». E cioè le polveri sottili causate dal traffico di auto e dal riscaldamento domestico, composte da particelle solide e liquide con diametri infinitesimali che profittando delle loro ridotte dimensioni riescono ad entrare nei polmoni e persino nel sangue.
«Abbiamo campionato giornalmente le acque reflue provenienti dalla città di Milano, prima che venissero immesse nel depuratore di Nosedo. E isolato i residui di salbutamolo, un vasodilatatore usato per contrastare il broncospasmo durante di attacchi di asma», spiega Elena Fattore, nel gruppo dei ricercatori. Il risultato è degno di nota: c’è un boom di antiasmatico nelle fogne, in corrispondenza dei picchi di smog. «L’utilizzo del farmaco aumenta in modo proporzionale, ogni volta che crescono i livelli atmosferici di PM2.5 e PM10». E cioè le polveri sottili causate dal traffico di auto e dal riscaldamento domestico, composte da particelle solide e liquide con diametri infinitesimali che profittando delle loro ridotte dimensioni riescono ad entrare nei polmoni e persino nel sangue.