Le stelle sotto choc
I calciatori, arrivati mercoledì, sono usciti solo due ore al giorno per andare allo stadio a fingere di allenarsi: 22 ore chiusi in albergo, con atleti come il brasiliano Diego Tardelli che accusavano bruciore agli occhi e improvvise allergie. Il medico della seleção ha ordinato di non avventurarsi fuori, nella coltre di inquinamento, così Neymar, Kakà, David Luiz e compagni sono rimasti rintanati. Alcuni sono sotto choc per le condizioni estreme, che i residenti stranieri di Pechino hanno battezzato “Aipocalypse”. Coutinho, l’ex centrocampista dell’Inter oggi al Liverpool, ha detto: «L’aria è strana, se ti distrai un attimo durante il giorno riapri gli occhi e pensi che sia mezzanotte». Non esagera, anche chi scrive questa mattina guardando fuori dalla finestra ha pensato di essere in un brutto sogno tipo “fallout nucleare, ai confini della realtà”: fuori era tutto chiuso da una nebbia mefitica grigio-scura, visibilità mezzo metro, forse. Sentite Robinho: «Respirare è una pena, ho la gola secca, è come stare accanto a un falò, come inalare fumo». David Luiz ha espresso simpatia e compassione per i pechinesi: «Noi siamo qui di passaggio, ma i cinesi non meritano di vivere così». L’allenatore brasiliano Dunga ha annunciato cambi a ripetizione, per non compromettere i polmoni dei giocatori.
Allerta Arancio
L’allerta smog ufficiale è Arancio, un gradino sotto l’ordine di restare in casa con le finestre tappate (i dati sarebbero da Rosso, ma le autorità per vergogna colpevole lo hanno evitato). Già con l’arancio però sono vietate le attività sportive all’aperto, si consiglia l’uso di mascherine, e poi lavarsi subito la faccia appena rientrati: questo vale per i cittadini, non per i campioni del football globalizzato. Con 80 mila biglietti venduti (prezzi fino a 2mila renminbi, 250 euro), con i grandi sponsor, la diretta tv, non ci si può permettere la cancellazione dell’evento di stasera al Nido d’Uccello.
Vergogna politica
Per Pechino e i suoi «saggi leader» è comunque una enorme umiliazione. Hanno cercato di migliorare la situazione chiudendo una ventina di superstrade intorno alla città, hanno fermato un centinaio di fabbriche, un’infinità di cantieri edili per ridurre le polveri sottili del PM 2,5: tutto inutile. Sono i danni dell’industrializzazione selvaggia perseguita per trent’anni. Anche se ora le autorità accusano i contadini che bruciano le stoppie e i pechinesi amanti delle grigliate (non è uno scherzo, i barbecue sono stati vietati in città). L’ex ministro della Salute cinese ha ammesso che i cieli inquinati della Cina condannano ogni anno a morte prematura mezzo milione di persone.
Una settimana per respirare
Tranquilli però: a novembre Pechino ospiterà il grande vertice dell’Apec (l’Associazione dei «Paesi Asia-pacifico), con Obama e tutto il circo dei presidenti e capi di governo. E per una settimana l’aria sarà se non pulita almeno quasi respirabile: il governo ha annunciato che i dipendenti pubblici staranno a casa in vacanza dal 7 al 12 novembre (quindi non useranno l’auto), i cantieri di costruzione e demolizione saranno fermati dal 3 novembre. Insomma, una bella vacanza salutista. Un’umiliazione ulteriore per il presidente Xi Jinping e compagni, per vivere (sopravvivere) non si lavorerà. Basta aspettare la magica settimana di novembre e nel frattempo respirare con la maschera.
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