Antibiotici e antitumorali che contaminano i suoli e le acque rappresentano il 12% del totale di tutta la penisola
DUE FATTORI - Lo rivela una mappa pubblicata sulla rivista Environment International da un gruppo di ricercatori diretti da Rik Oldenkamp, del Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Nijmegen (Olanda). La contaminazione ambientale da antibiotici e antitumorali - le due categorie prese in considerazione - è piuttosto elevata anche nel resto della pianura padana, nella provincia di Roma e in Campania; nel continente, tuttavia, a seguire Milano nella poco onorevole "top five" ci sono Parigi, Londra, Cracovia e il bacino della Ruhr. Le vie che portano i farmaci nell’ambiente sono essenzialmente due: il loro scorretto smaltimento e i sistemi fognari, poiché molti principi attivi non vengono degradati dal nostro organismo e finiscono nelle urine così come sono. Nel definire la mappa, gli olandesi hanno quindi tenuto conto della densità abitativa delle varie zone, dei dati sul consumo dei medicinali, ma anche di quelli su raccolta differenziata, densità abitativa, e presenza ed efficacia di sistemi di depurazione delle acque. Da questa operazione è stato possibile calcolare un fattore di rischio per l’ambiente, che è tanto più elevato quanto maggiore è la contaminazione, e un fattore di rischio per la salute umana, che invece dipende da molti altri fattori, e non coincide con il primo.
QUALI RISCHI? - A determinare l’effetto sulla popolazione, che entra in contatto con i farmaci ambientali principalmente attraverso l’acqua e i cibi, concorrono infatti le sue caratteristiche demografiche (i bambini e gli anziani sono ritenuti più vulnerabili), la tendenza o meno a consumare cibi locali, il modo in cui questi sono coltivati, e il tipo di inquinante maggiormente diffuso nella zona, giacché non tutti hanno la stessa tossicità. Mettendo assieme questi parametri, i ricercatori hanno così stabilito che, sebbene siano i milanesi a vivere nell’area più contaminata d’Europa, a correre i rischi maggiori sono gli anziani di Lisbona e i bambini spagnoli. A fare la differenza è soprattutto il tipo di inquinante maggiormente diffuso nelle due zone: l’antibiotico levofloxacina, i cui livelli sono particolarmente elevati in Italia, è infatti meno tossico della ciprofloxacina, più usata nella penisola balcanica. Gli esperti, comunque, tendono a rassicurare sui possibili danni alla salute, perché le concentrazioni rilevate nell’ambiente sono di gran lunga inferiori rispetto a quelle necessarie a determinare un effetto sull’organismo.
COCKTAIL - L’articolo tuttavia ricorda che possono esistere categorie di persone più vulnerabili, nelle quali si potrebbero avere conseguenze a lungo termine, non ancora note e determinate anche dal mix di sostanze presenti. Difatti, sebbene lo studio abbia considerato solo due classi di farmaci a titolo esemplificativo, altre indagini hanno messo in chiaro che a contaminare l’ambiente è un vero e proprio cocktail fatto soprattutto di antibiotici, antipertensivi, medicine per il sistema cardiocircolatorio, antiepilettici e antinfiammatori. Delle conseguenze di tutto ciò sapremo qualcosa di più fra un paio di anni, quando si concluderà lo studio europeo "Pharma", che intende proprio valutare quanta parte dei farmaci venduti nel Vecchio Continente finisce nelle acque e nei suoli, e quali sono le ripercussioni sull’ecosistema locale e sulle persone.
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