Sul consumo di suolo si è già detto, e scritto, anche troppo. Ed è forse proprio questo in fondo il problema. L’Italia è piena zeppa dinorme, studi, ricerche, convegni, appelli, petizioni, in cui si vomita da almeno un trentennio l’inganno (perché di questo si tratta, visto lo scarto tra il detto e il fatto) della tutela del paesaggio, della prevenzione dal rischio del dissesto idrogeologico, del rilancio dell’agricoltura, della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, e così via all’infinito di tragedia in tragedia (tutte, ampiamente, annunciate…).
Kikukula è una città ugandese. In Uganda, come in altre regioni africane, grandi multinazionali occidentali e non solo stanno acquistando terreni agricoli, cacciano le popolazioni che vi abitano e promuovono forme di business completamente estranee alle culture economiche locali. Il territorio ancora oggi come scenario di sfruttamento, competizione e lotta per la sopravvivenza e la sopraffazione.
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